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Critiche artistiche

Cattoni Leonardo, ovvero il pittore dei sentimenti allegorici, dei lirici proponimenti e dei nostalgici raffinati messaggi esistenziali.

 

Osservando le Sue opere, mi ritorna alla memoria un felice e meditato pensiero di Goethe sul bello, che pur essendo un inno alla bellezza in senso lato, si può benissimo citare a proposito delle opere di Leonardo Cattoni.

 

“Gli esteti mi fanno ridere, quando si lambiccano il cervello con delle parole astratte per sviluppare in un concetto ciò che è esprimibile e per il quale noi impieghiamo il termine di bello. Il bello è un fenomeno originale, che nn appare da solo alla luce, ma il cui riflesso è visibile nelle migliaia di manifestazioni diverse che rivestono lo spirito creatore, così vario, così molteplice quanto la natura stessa”.

 

Il pensiero di Goethe – così articolato quanto sintetico e così allusivo quanto esplicito – ci parla del bello in modo lirico e semplice e nello stesso modo lirico e semplice, le opere pittoriche di Leonardo Cattoni ci suggeriscono emozioni figurali che ancorchè essere solo belle e piacevoli e calde, sono anche descrittive e didascaliche del suo pensiero di pittore.

 

Descrittive e didascaliche, dicevo, di un ambiente corroso alla base e svilito nei contenuti tanto che l’Artista, con le sue opere, lancia un drammatico appello alla salvezza ecologica, una feroce e lucida denuncia dei nostri delitti verso ciò che ci circonda non dimenticando di soffermarsi, però, alla speranza.

 

Leonardo Cattoni è un poeta che non parla di poesia e di lindore ma usa la poesia per scuotere le coscienze e per lanciare i suoi ammonimenti; un motto, potrebbe sintetizzare la sua pittura: STILE E GRIDO, se non fossi contrario a classificazioni di tipo pragmatistico.

 

Certamente lo stile, in questi quadri così forti, non è lo stile di certa pittura “Rosa”, ma ha l’impronta della vigoria e della determinazione e la verità di certa letteratura neorealista di buona penna che racconta - senza compiacenze - anche le nostre grosse lacune perché ci serve di monito ed insegnamento.

 

Leonardo Cattoni, tra i pittori non solo compiacenti, è lontano dagli ideali del realismo magico che spesso contrabbanda le tinte pastello per lirismo poetico e nei suoi quadri d’interni-esterni con figure intrappolate in strettoie di drammatiche tinte violente quanto grasse e di impasto grumoso, nelle sue strette ed alte inquadrature simili a pubbliche risse dove le masse aggrovigliate di materia ed oggettualità mistica gridano la loro denuncia, affida l’idea dell’impraticabilità dell’ambiente urbano e dell’ermeticità di uno spazio-ambiente che molto ricorda l’ingabbiamento degli uomini, delle idee e delle cose nel drammatico assoggettarsi dello spirito alla materia, della verità all’opportunismo.

 

Il realismo allegorico di Leonardo Cattoni, costituisce un esempio del tutto indicativo del modo in cui, un Artista colto e raffinato, persegue una strada intrisa di ricordi onirici e di inquietudini esistenziali senza limitarsi, però, a compiacersi del proprio sapere ma con la saggezza pittorica del grosso personaggio conscio di dovere, al prossimo, la riconoscenza, alla quale, ogni suo pensiero dogmatico finisce sempre per fare riferimento anche se, a volte, con un pizzico di utopistica speranza dovuta alla sua naturale “verve” ed alla facilità espressiva del suo buon pennello d’artista solido e vigoroso.

 


Milano, 27 Settembre 1974
Renzo Vergani

 

SENTIMENTO E CONDIZIONE UMANA NELL’ARTE DI CATTONI (1940 – 2000)       “Dallo scarabocchio io creo”                                                    

 

 Gli uomini umili si sottraggono da sè allo scenario della storia e all’ambizione di avere un monumento che li faccia immortali. Leonardo Cattoni è di questa categoria. La morte, ahimè, s’è assunta il compito di meglio rivelare ai vivi il pittore Cattoni nel talento, nella magnanimità!                                              

 

Sono numerosi quelli che lo ricordano buono e schietto, mite, e, a tratti, rigoroso nella vita come lo era nell’arte. Era rimasto senza padre dalla nascita: la madre lo ha allevato non facendogli sentire privazioni o disagio nonostante gli anni terribili e tragici della guerra (1). Leonardo ne risente, crescendo con un groppo di tristezza, che gli sarà lama di luce sanguigna nel buio delle cose, e dell’essere.                    

 

Nasce a Sarzana il 15 aprile 1940. La sua prima educazione si forma presso l’Asilo Spina, dove è affidato, insieme ad altri coetanei (tra cui Graziano Dagna (2)), alle cure di Suor Maddalena.                                            

 

Frequenta il Liceo Artistico di Carrara e l’Istituto d’Arte di Parma, completando la sua formazione culturale e abilitandosi all’insegnamento dell’arte nelle Scuole dell’obbligo. All’insegnamento Leonardo ha sempre associato la passione e la perizia dell’artista: nel 1967 partecipa al concorso “Pineta di cozzano”, a Parma, e risulterà finalista. All’esordio parmense seguono le mostre , i premi, le pubblicazioni: diploma “Città di Parma “1973, primo premio “Il Cavalletto d’oro 1974” a Milano; mostra personale alla galleria “Cremona Proposte” (13 – 30 ottobre 1974). L’Accademia di Boretto (RE) nel 1979 gli conferisce il diploma e lo proclama suo membro a vita Honoris Causa (3). Sue opere sono state pubblicate nella Rassegna Internazionale “Città di Bellinzona” 1979.                          

 

L’abdicazione di Cattoni alle mostre per quanto riguardava la sua esperienza e produzione inizia negli anni ’80: preferisce lavorare nell’ombra e nel contempo è forte la sua sensibilità al sociale, all’ambiente, alla cultura. Chi l’ha conosciuto direttamente, riferisce che Leo si vestiva senza ricercatezza, la sua foggia abituale erano pantaloni e bretelle, una sorta di tuta che lo faceva subito notare anche a distanza.                                                  

 

Apprezzava la cultura ed era aperto alle istanze dei giovani “capelloni” e non, degli emarginati, e in genere della gente comune. Si deve tener conto anche che Cattoni ha prodotto molto nella grafica e nella scultura: queste due attività insieme alla pittura rendono bene il tipo di artista che egli era, cioè saldamente ancorato ai valori del sentimento, e quindi alla poesia (4), alla letteratura. Il miglior critico che ha scandagliato l’arte e l’anima di Cattoni, è Renzo Vergani nella mostra alla Galleria “Cremona Proposte” del ’74 (5).  

 

Inedite sono tutte le poesie di Cattoni. Riporto per intero quella ispirata al “Natale 1983”:                      

 

“Forse qualcuno l’avrà già detto:

 

Io le scarpe sporche di fango

 

con una pezza le ho pulite

 

ma ho fatto un regalo ai miei bimbi.        

 

 Hanno bussato alla mia porta:

 

E’ un bambino sporco e lacero.              

 

Non lo mandare via, fallo entrare.            

 

Con lui entra DIO " (testo del 24 dicembre 1983, ore 11,35).                

 

Nei versi che ho volentieri trascritto c’è la chiave di lettura dell’arte di Cattoni. La Calandriniana ha dato spazio nel catalogo alla memoria di Leonardo attraverso il profilo che fa la moglie Giovanna.                                                        
Ma l’arte di Cattoni? La sua pittura, grafica e scultura si può inquadrarle nella funzione unica che sembra essere l’espressionismo? Se prendiamo a guida il suo sentimento, bisogna dire che Cattoni ha fatto della condizione umana il nucleo forte, denso, dell’arte. L’oggetto che egli ha sotto gli occhi più che essere una scelta, è folgore di contrasto e di conflitto della realtà. Alle spalle ci sono le rovine della guerra , la miseria brutta come l’inferno, la gioventù delusa e tradita. Renzo Vergani nel suo testo critico include l’arte di Cattoni nel binomio che lega insieme solidamente “stile e grido”, che qui osiamo un tantino cambiare in “sentimento e condizione umana”. Il Natale dell’83 (vedi testo qui sopra) è una conferma dell’ispirazione DI Leonardo in senso espressionista. Predilige i colori caldi (giallo, ocra, rosa) come nei nudi femminili e nei volti di uomini; ma chi non avverte l’ispirazione libera dell’artista quando egli scende nelle bettole e nelle locande lungo i sentieri oppure quando indugia pensoso sui volti tristi?                                            

 

La scultura e la grafica eccitano l’immaginario di Leonardo che ne ha fissato il canone estetico in ben due fitte agende di schizzi e in alcune minirealizzazioni ( di soggetto vario: religioso, naturalistico o puramente estetico). La produzione complessiva di Cattoni merita più apprezzamento e più intervento da parte delle Istituzioni e Amministrazioni.                                                    

 

Tra i suoi quadri, richiamo l’attenzione sul dipinto “Pescivendola”, e su alcune opere religiose, ad esempio il Crocifisso.                                                                  

 

Modelli ispiratori ci sono per Cattoni, in piccole dosi da Francis Bacon e soprattutto da Georges Rouault. Se Cattoni non dedica ai “fiori del male” tutta la passione di Rouault, resta in lui un’impronta incancellabile. Il mondo in cui viviamo, se non è migliore dei mondi possibili, va guardato realisticamente nei suoi tipi comuni, negli standard: e così ti ritrovi davanti il bevitore, il questuante, il vecchio, il buffone e l’istrione. Un accostamento a Lorenzo Viani è d’obbligo perché Cattoni faceva spesso riferimento alla sua arte, anche se finora la famiglia non abbia trovato alcun documento o lettera che ne indichi una corrispondenza.                        

 

Ancora come elementi decorativi ci sono nei quadri di Cattoni l’edera, gli ossi di seppia o per dirla con Montale, una certa ruggine esistenziale, della vita che non scorre, della salsedine che brucia, e delle lacrime amare, segrete. Ecco perché, negli anni ’70, chi scriveva di Cattoni, lo presentava come il pittore della tristezza.      

 

Diceva ai suoi allievi: “Dallo scarabocchio io creo”. E tuttavia ha tratto dall’amore per l’arte non solo un pezzo di immortalità, ma l’energia morale sia come genitore sia come artista (6). Ha lasciato scritto: “Per sentirsi bene con se stessi e con gli altri: amare la vita, entusiasmarsi di tutto quello che fai, credere in quello che vuoi fare e volerlo veramente”, e infine “la famiglia unita è una potenza” (22 giugno 1995).            

 

Leonardo Cattoni è morto a Gussago (Brescia) il 27 marzo 2000. Ora Sarzana ha il suo pittore schietto e umile ma pure amabile, professionista del pennello e vigoroso, che col suo realismo allegorico si è aggiudicato una pagina immortale negli annali della sua città natia.                                                                                        

 

Sarzana, 21 agosto 2001

 

 Giuseppe L. Coluccia                                      

 

NOTE

 

1.         La madre di Leonardo Cattoni è la Prof Nunzia Polleschi, (al tempo ndr) ottantanovenne.

 

2.         Graziano Dagna, direttore artistico della Calandriniana 2001, ha voluto inserire nel catalogo della Calandriniana un suo ricordo, unito ad una breve nota biografica curata dalla moglie Giovanna, per onorarne la memoria.

 

3.         Come artista e per altri meriti professionali Leonardo Cattoni diventa membro dell’Accademia Internazionale di Boretto (RE) nel 1979.

 

4.         Le poesie di Leonardo sono inedite – alcune sono anche accompagnate da incisione dell’artista. Riporto dalla poesia “In uno sguardo”: “Una grande esplosione di toni e colori/ rimbalzano nel mio essere,/ creando una dimensione/ di piacere di esistere”.

 

5.         Renzo Vergani era il critico d’arte della Galleria “Cremona Proposte”; il testo è proprietà della signora Giovanna. A Cremona Cattoni tenne la sua personale per invito del direttore, Alessandro Felloni, dal 13 al 30 ottobre 1974: La Nazione pubblicò un servizio su Cattoni, col titolo “Il pittore della tristezza”

 

6.         Amici del nostro artista, tra gli altri: Graziano Dagna, Carla Sanguineti, Piero Colombani.

 Si riportano integralmente la critica artistica eseguita per conto della Galleria d'arte Cremona Proposte dal critico Renzo Vergani nel 1974 ;  a seguire il testo del professore Giuseppe L. Coluccia, scritto in occasione della mostra postuma dell'Agosto 2001.

STILE E GRIDO  - L'urgenza nelle opere di Leonardo Cattoni  


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